VACANZE PET FRIENDLY. GODITI IL RELAX COL TUO AMICO A QUATTRO ZAMPE

vacanza_pet_friendly.pngCirca metà delle famiglie italiane ha in casa uno o più animali in famiglia

Nello specifico, secondo una recente indagine del Censis, il 52% degli italiani include nel proprio nucleo familiare almeno un amico a quattro zampe.

Proprio così: nella maggior parte dei casi, Fido e Felix vengono considerati, a tutti gli effetti, veri e propri membri della famiglia.

Se ne deduce che, ovviamente, anche in periodo di ferie con vacanze programmate, i nostri amici pelosi potranno godere assieme a noi di qualche bella settimana di relax in riva al mare.

In merito a ciò, però, c’è un dato importante da sottolineare: in Italia, su un totale di circa 12mila stabilimenti balneari, distribuiti su migliaia e migliaia di chilometri di costa balneabile, solo l’1% mette a disposizione spiagge pet friendly.

Certo, si tratta comunque di una percentuale in continua crescita e, ad ogni modo, resta sempre elevato il numero di spiagge libere sulle quali – se non in presenza di eventuali espliciti divieti comunali – i nostri amici animali, prevalentemente i cani, possono liberamente godersi il mare accanto a noi.

SPIAGGE PET FRIENDLY

L’Italia sta facendo passi in avanti grazie all’aumento dei lidi e degli stabilimenti balneari che si attrezzano adeguatamente per accogliere anche gli amici a quattro zampe.

Esiste, infatti, una sorta di classifica di gradimento che, a seconda della disponibilità e della modalità di gestione delle spiagge private, segnala quelli che sono, al momento, gli stabiimenti e le località balneari più adatte ai nostri amici pelosi.

In Liguria, ad esempio, ad Albissola Marina (in provincia di Savona) c’èBau Village, una spiaggia privata dove sono ammessi cani di tutte le taglie e dove in reception viene anche consegnato un kit composto da paletta e sacchetto assieme a una ciotola.

In quel di Rimini, capitale della Riviera Romagnola, si trova invece ilBagno 81 No Problem, dove non mancano fontanelle per dissetare i nostri amici animali e sono disponibili anche aree adibite a “play dog agility” e servizi veterinari e di dog sitter che includono consulenze con comportamentisti cinofili.

Vengono fornite anche ciotole con acqua fresca, sacchetti, stuoie e lettini per cani.

Spostandosi in Toscana, poi, alla Dog Beach di San Vincenzo (Livorno) è possibile godersi la Costa degli Etruschi assieme a Fido grazie all’aiuto di pet sitter qualificati e aree divertimento comprensive di accessori per cani.

Maccarese (vicino Roma, dalle parti di Fregene), invece, è possibile tenere del tutto libero il proprio amico a quattro zampe per fare in modo che non sia un problema, per lui, socializzare con altri suoi simili.

Santa Teresa di Gallura (in quel di Sassari, in Sardegna), infine, c’è Porto Fido, dove lo spazio per gli ombrelloni è più grande del solito proprio per favorire il riposo o il libero gioco dei cani, che assieme a noi, quindi, possono godersi tutta la bellezza e la tranquillità del posto.

CONSIGLI PER UNA TRANQUILLA VACANZA CON FIDO

Per garantire a Fido una serena e gioiosa vacanza al nostro fianco, però, è molto importante seguire pochi ma necessari consigli in modo da organizzare al meglio la propria giornata in spiaggia.

È vero, in tutta Italia ci sono tantissime spiagge libere dove, in mancanza di espliciti divieti comunali, è possibile rilassarsi e giocare assieme ai nostri amici a quattro zampe.

Preferire spiagge attrezzate pet friendly, però, è utile ad avere sottomano tutto l’occorrente per ogni necessità (ombrelloni, fontanelle, docce, ecc) e – cosa non da poco – ad assicurarsi di essere vicini a persone che, esattamente come noi, sono proprietari di animali o semplicemente amano i cani e ne accettano la presenza senza alcun problema.

Per una tranquilla vacanza in spiaggia assieme a Fido, poi, sarà necessario garantire anche a lui un asciugamano e un ombrellone, in modo da fornirgli uno spazio d’ombra per scongiurare eventuali colpi di calore a cui sarebbe particolarmente sensibile.

Esistono, tra l’altro, delle comodissime tende parasole portatili per cani che permettono a Fido di godersi tutta l’ombra che vuole prima di tornare a giocare.

Sarà importante, poi, anche fare in modo che non manchi mai una ciotola sempre piena di acqua fresca e pulita, anche per evitare che, in caso di bisogno, il nostro amico peloso beva l’acqua del mare rischiando di avere problemi intestinali molto seri.

Se il nostro amico a quattro zampe manifesta la voglia di mangiare un boccone, è importante non dargli mai parte del nostro cibo (non adatto ai cani) preferendo qualche snack leggero o – meglio ancora – qualche buon pezzo di frutta.

In spiaggia, poi, il cane, anche se ben addestrato o tranquillo, deve sempre stare al guinzaglio vicino a noi. Questo perché si tratta di un luogo pieno di distrazioni e situazioni particolari che potrebbero anche essere percepite da lui come minacciose.

Palette e sacchetti igienici per la raccolta dei bisognini, ovviamente, devono essere sempre a portata di mano, così come anche qualche giochino che gli consenta di sgranchire un po’ le zampe senza, però, provocare disturbo agli altri bagnanti.

Se poi il buon Fido proprio non riesce a resistere a un bel bagno in mare, è importante accertarsi che lo faccia non a stomaco pieno (devono passare almeno 4 ore dall’ultimo pasto) e che non resti in acqua per troppo tempo (per un cane nuotare è molto faticoso).

Sarà importante, naturalmente, non perderlo mai di vista anche nel momento del bagno e, all’uscita dall’acqua, permettergli di scrollarsi in un punto non affollato.

Infine, non deve mai mancare una bella doccia per togliere sale e sabbia dal suo pelo.

Il più delle volte basta un po’ di acqua corrente; se la sua pelle è molto delicata, sarà meglio usare uno shampoo specifico per cani.

BENESSERE E SERENITÀ PER GLI AMICI ANIMALI

Insomma, in spiaggia come in qualsiasi altro luogo, oltre alla loro sicurezza, è sempre fondamentale garantire ai nostri amici a quattro zampe benessere e serenità assoluti.

E allora, oltre a tutti questi accorgimenti, cosa c’è di meglio di una buona polizza assicurativa che non si limiti solo a risolvere danni da eventuali “effetti collaterali”?

Ecco perché Bene Assicurazioni S.p.A. ha ideato Fidel, l’innovativa polizza assicurativa che garantisce al tuo amico animale le migliori cure e a te il rimborso delle spese mediche con capitali assicurati mai visti in Italia.

Grazie a Fidel si potrà godere di coperture anche in assenza di intervento chirurgico, ovvero anche in casi di malattie parassitarie (leishmaniosi, filaria, parovirus, cimurro, leptospirosi) con rimborso spese fino ai massimali previsti dai tre livelli di protezione (Smart, Medium e Top) e senza applicazione di alcuna franchigia (a patto che l’animale abbia obbligatoriamente effettuato la profilassi contro queste malattie).

Anche col solo pacchetto base, Fidel copre le spese veterinarie e il ricovero in clinica anche in assenza di intervento chirurgico, includendo (in ogni livello di copertura) accertamenti, trattamenti, esami, lastre e fisioterapia.

Fidel garantisce rimborsi anche per tumori e neoplasie.

Nello specifico del piano Top, la copertura è estesa anche su casi di recidive, con chemioterapie e radioterapie sempre incluse.

Sono coperti anche tutti gli esami diagnostici e le cure necessarie fino a un mese dopo l’intervento o il verificarsi di un evento traumatico.

Ma c’è di più: Fidel garantisce anche tutta una serie di servizi esclusiviche includono educatori, nutrizionisti, pet-sitter e pensione per animali.

DALLE RIVENDICAZIONI OPERAIE AL WELFARE AZIENDALE: ECCO COM’È CAMBIATA LA VITA DEI LAVORATORI

Famiglia…«8 ore di lavoro, 8 di svago, 8 per dormire».

Correva l’anno 1855 in Australia quando per la prima volta uno slogan metteva nero su bianco le rivendicazioni dei lavoratori.

Una semplice – ma per niente scontata per l’epoca – richiesta, che da lì a qualche anno avrebbe portato nientemeno che alla nascita dellaSeconda Internazionale e all’istituzione (nel luglio del 1889) del «Primo Maggio» come momento di lotta internazionale di tutti i lavoratori, senza barriere geografiche, né tanto meno sociali.

Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata. Il 1 maggio è diventata Festa Nazionale in molti Paesi.

E anche se la strada per la piena affermazione dei diritti a livello globale è ancora lunga, sono tante le conquiste ottenute dai lavoratori nel tempo.

Al punto che, oggi, parole come “benefit” e “welfare aziendale” sono ormai entrate nel nostro vocabolario a pieno titolo.

Ma che cos’è questo welfare aziendale di cui si sente tanto parlare?

Va detto che trovare una definizione generale e compiuta non è semplice, tant’è che nell’ordinamento non ne esiste una univoca.

In generale, però, con questo termine s’intende l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit rimborsuali sia nella fornitura diretta di servizi, o in un mix delle due soluzioni.

COSA VOGLIONO GLI ITALIANI

E in Italia, quanto ne sappiamo di welfare?

Stando al secondo rapporto Censis-Eudaimon – pubblicato nel gennaio scorso – sebbene rimanga ancora piuttosto alta la percentuale di chi non ha una conoscenza precisa di cosa sia il welfare aziendale, chi lo utilizza ne ha ormai un’opinione più che positiva.

Al punto che più di due intervistati su tre – cioè il 67,8% dei dipendenti – preferirebbe più welfare a più soldi in busta paga.

Sì perché nell’epoca del digitale e dello smart working, un buono stipendio non basta più: oggi gli italiani vogliono più benefit.

Quali?

Tra i desideri dei lavoratori – in linea con le statistiche generali che vedono il binomio salute/benessere in cima alle priorità dei nostri connazionali – al primo posto c’è la tutela della salute con iniziative di prevenzione e assistenza (42,5%).

Seguono a ruota i servizi di supporto per la famiglia, come i servizi per i figli e per i familiari anziani (37,8%); le misure di integrazione del potere d’acquisto (34,5%); i servizi per il tempo libero, come banca delle ore e viaggi (27,3%); i servizi per gestire meglio il proprio tempo come soluzioni per risolvere incombenze burocratiche e il disbrigo delle commissioni (26,5%).

Non mancano la consulenza e il supporto per lo smart working(23,3%).

WELFARE E COMUNITÀ DI LAVORO

Ma il risultato più interessante che emerge dalla ricerca è l’opinione più che positiva sull’engagement – inteso come senso di appartenenza, di coinvolgimento e di identificazione con l’azienda – che il welfare crea.

Stando ai dati, infatti, il 57% dei lavoratori che usufruisce di benefits parla in modo positivo dell’azienda presso cui lavora, sia dentro che fuori dall’organizzazione stessa, e il 45% assicura di avere un sentimento di appartenenza con l’azienda sempre maggiore.

«La ricerca – ha precisato Alberto Perfumo, Amministratore Delegato di Eudaimon – evidenzia, un po’ a sorpresa rispetto al pessimismo dilagante, che ci sono le condizioni migliori per fare del welfare aziendale la leva con cui coinvolgere i collaboratori, far convergere i loro interessi con quelli dell’impresa e creare una comunità al lavoro».

Gli studi di settore hanno ampiamente dimostrato, del resto, che prendersi cura dei lavoratori paga sempre, perché un clima più disteso migliora l’ambiente di lavoro, a beneficio di tutti.

Servizi e benefit, d’altronde, liberano il dipendente da molte incombenze extralavorative – è quanto accade, per esempio, con gli asili aziendali – e gli permettono di concentrarsi sul lavoro ed essere più produttivo, riducendo inoltre i livelli di stress.

Nel caso di attività creative, poi, questo vantaggio risulta ancora più significativo.

Senza contare che politiche di welfare – se strutturate sulla base delle reali esigenze dei lavoratori – permettono all’imprenditore di ridurre i costi connessi al ricambio tra i lavoratori che saranno maggioramente fidelizzati e – di conseguenza – meno propensi ad abbandonare l’azienda.

ECCO BENE BUSINESS WELFARE

A fronte di questa crescente sensibilità, ormai ravvisata a tutti i livelli dell’industria italiana, e in linea con i suoi obiettivi di funzione sociale dell’assicurazione, Bene Assicurazioni S.p.A ha ideato la polizza Business Welfare per garantire a operai, impiegati, quadri, dirigenti, amministratori e titolari di ditte individuali un’adeguata assistenza sanitaria.

Ma non solo.

Consapevole della necessità di riuscire a tutelare non solo sé stessi ma anche i propri cari da qualsiasi imprevisto derivante da ogni alterazione evolutiva dello stato di salute, l’innovativa soluzione di Bene Assicurazioni consente di estendere le coperture previste dalla polizza per i lavoratori anche al rispettivo nucleo familiare senza esigenza di questionario anamnestico.

Ma veniamo al dunque e cerchiamo di capire quali sono i grandi vantaggi di questo prodotto.

Incentrata su diversi livelli (pacchetto base grandi interventi; completa 100, 150, 200 o 250 a seconda del massimale; integrativa quadri; integrativa dirigenti; basic, medium e full amministratori), Business Welfare prevede il rimborso per prestazioni ospedaliere, visite specialistiche e di alta diagnostica rese necessarie da infortunio e malattia.

Sempre incluse, poi, sono anche le cure oncologiche e dentarie.

Prevista anche un’indennità sostitutiva per ogni giorno di ricovero e per Day Hospital in caso di prestazioni a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale (o la possibilità di scegliere tra indennità sostitutiva e rimborso delle spese pendenti, in caso di spese solo in parte a carico del SSN).

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PRENOTARE VACANZE ONLINE: ECCO I CONSIGLI DI AMERIGO.IT PER EVITARE LE TRUFFE 2.0

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Ci siamo. Le vacanze sono ormai alle porte e la corsa alle prenotazioniè ufficialmente inziata.

E il traffico mobile pre-ferie inizia già a registrare sessioni da bollino nero, anche grazie all’estrema facilità e comodità che il web ormai riserva a chi decide di prenotare alberghi e case-vacanze online.

Purtroppo, però, così come per qualsiasi altra tipologia di operazione sul web, anche l’acquisto di un pacchetto vacanza può essere rischioso.

E la possibilità di ritrovarsi in un luogo diverso da quello che si era immaginato – magari con servizi assenti e un contesto non proprio da cartolina – o, peggio ancora, scoprire che la casa affittata per le tanto agognate ferie non esiste neanche, non è così remota come si potrebbe credere.

Scovare una truffa sul web, del resto, è diventato sempre più difficile: i truffatori, oggi, seguono tecniche estremamente raffinate, al punto da essere diventati dei veri professionisti del settore.

Scrivono annunci interessanti con belle immagini, indicando su mappa posizioni invidiabili e prezzi a dir poco allettanti.

Come guadagnano? Semplice, con la caparra chiesta al mal capitato e fatta versare su carte ricaricabili o, per evitare sospetti, su carte prepagate dotate di codice IBAN, all’apparenza veri e propri conti bancari.

Ricevuto l’acconto, il gioco è fatto ed il pseudo-proprietario sparisce, lasciando lo sfortunato affittuario senza appartamento o, per i più fortunati, con una casa-vacanza diversa da quella prenotata.

Nel migliore dei casi, i truffati se ne accorgono per tempo e riescono a riorganizzarsi. Tragica, invece, è la situazione in cui l’ospite scopre il misfatto solo a destinazione raggiunta, dopo un lungo viaggio, a volte con bambini e magari in pieno agosto.

E allora come proteggersi da queste truffe? Ci sono delle buone norme per evitare di farsi ingannare da un clic di troppo?

Certo, eccone alcune.

1. IL PREZZO È TROPPO BASSO

Partiamo da un elemento che, a mente fredda, potrebbe sembrare di una banalità disarmante ma che, nella corsa frenetica al risparmio, può realmente far perdere il senno: il prezzo.

Pur non avendo alcuna cognizione di causa nel settore immobiliare, basta poco per capire se quanto offerto online risulta essere davverotroppo basso rispetto al contesto.

Facciamo un esempio.

Se per una settimana ad agosto, il prezzo medio per una camera ad Amalfi è di 300 euro a notte e ci si imbatte in qualcuno che ne offre una a 50 euro, allora probabilmente c’è qualcosa che non va.

Cosa fare, allora?

Innanzitutto, una rapida telefonata all’ente turistico prepostopotrebbe togliere molti dubbi (anche se nel mercato privato ognuno si può muovere come meglio crede).

Volendo indagare ulteriormente, si potrebbero richiedere al locatore delle informazioni aggiuntive sull’immobile. Tra cui l’indirizzo esatto.

Una volta scoperto dove è ubicata, utilizzando Google Maps, è possibile verificare se davvero la casa si trova in quel preciso luogo.

E magari fare uno squillo al Comune per farsi dire se l’intestatario corrisponde al nome dell’annuncio.

2. CHIEDONO DI CARICARE CARTE RICARICABILI

Altro tasto dolente è la caparra.

Va detto che nessun venditore permetterà mai di bloccare un appartamento sulla parola: vorrà certo una cifra come caparra (a maggior ragione se la casa è ubicata in una zona molto turistica e il periodo di soggiorno richiesto cade in alta stagione).

Niente di male, perciò, fin qui.

Attenzione però all’importo richiesto e alla modalità di pagamento indicata.

Vada per un 10-20% del prezzo totale ma solo se la transazione avviene tramite una modalità tracciata o al massimo PayPal.

Da evitare assolutamente il trasferimento di soldi su carte ricaricabili che non forniscono alcuna garanzia per un’eventuale truffa e, peggio, non sono legate a un conto corrente (e dunque a un cliente reale di un istituto).

Ricorda sempre che la caparra è un anticipo del pagamento che può essere trattenuto dal proprietario della casa se annulli la prenotazione o non ti presenti, ma ti dà anche diritto, in caso di annullamento del contratto da parte del proprietario, a vederti restituito il doppio della cifra spesa.

Fatti fare sempre la ricevuta, chiedendola espressamente se il proprietario “si dimentica”.

Anche per questo risulta estremamente importante poter raggiungere, sin dall’inizio, l’utente al telefono.

Negare di comunicare in questo modo dovrebbe essere un primo campanello d’allarme perché si evita di far sentire la propria voce ma anche di fornire un elemento che potrebbe ricondurre alla persona, vale a dire il numero di cellulare.

3. USANO SITI NON SICURI

Massima attenzione va prestata anche al sito utilizzato. Non tutti i truffatori, infatti, si affidano a piattaforme conosciute.

Alcuni creano dei portali appositi dove, a cadenza regolare, caricano annunci truffaldini per ingannare i navigatori.

Come verificare, allora, la veridicità di un sito web?

Innanzitutto dovete controllare che sia presente, all’inizio del collegamento, il suffisso httpsseguito da lucchetto e dalla dicitura “sicuro” al fianco del link.

La compresenza di questi elementi certifica che le informazioni immesse sono crittografate e protette, oltre a essere rese illegibili agli occhi di terzi e inviate solo al sistema che gestisce i pagamenti.

In assenza di questi, infatti, gli hacker hanno più facilità a intrufolarsi tra le pagine per cambiare la finestra di visualizzazione del pagamento e pilotare l’invio del denaro sui propri conti.

Ma non è tutto.

Spesso e volentieri non è solo la ricerca proattiva a metterci in pericolo: i truffatori, a volte, vengono a bussare alla “porta di casa”, o meglio, alla nostra casella di posta elettronica.

E se anche è vero che ormai siamo diventati avvezzi all’evitare di cliccare su link sospetti che ci arrivano via mail, non sempre si riesce a distinguere le mail “sane” da quelle infette.

Come fare, allora, a proteggersi dagli hacker che ci vogliono incuriosire con finte proposte di viaggio?

Semplice, basta dotarsi di un buon antivirus in grado di intercettare il traffico malevolo e bloccarlo sul nascere, in modo da non incappare in uno spiacevole scivolone pre-ombrellone.

A TUTTO IL RESTO PENSA AMERIGO.IT

E se invece accade qualche imprevisto all’arrivo? Lontano da casa e da chi potrebbe correre in tuo aiuto?

Beh, a quel punto ci pensa Amerigo!

Di cosa stiamo parlando?

Dell’innovativa polizza targata Bene Assicurazioni S.p.A. che garantisce, tanto per cominciare, il rimborso per le spese mediche eventualmente rese necessarie da alterazioni dello stato di salute durante il periodo di ferie (erogato in forma diretta, quindi senza anticipo da parte dell’assicurato) e per quelle relative allo smarrimento o al danneggiamento dei bagagli.

Non solo.

Amerigo rimborsa l’assicurato anche in seguito a furto, rapina, scippo e incendio del bagaglio – includendo anche abiti e oggetti portati in viaggio – e fornisce assistenza a 360°, consulenza medica telefonica, copertura delle spese di prolungamento del soggiorno in caso di infortunio o malattia dell’assicurato, servizio di interpretariato in caso di difficoltà linguistiche ed eventuale assistenza legale.

In caso di ritardata (non inferiore alle 8 ore) o mancata riconsegna del bagaglio da parte del vettore, la polizza Amerigo prevede anche il rimborso – entro la somma assicurata – delle spese sostenute e documentate per gli acquisti di prima necessità effettuati non oltre la fine del viaggio e per il rifacimento o la duplicazione dei propri documenti personali (carta d’identità, patente, passaporto) andati perduti.

Compagnie assicurative e GDPR: cosa cambia?

black-and-white-blur-close-up-783737Il 25 maggio 2018 entra in vigore il nuovo Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, in acronimo GDPR. Ma quali sono le implicazioni per le compagnie assicurative? A fare il punto sulla situazione è Friss, una delle società leader nello sviluppo di soluzioni pronte a contrastare le frodi assicurative.

GDPR: cos’è?

Il GDPR nasce per soddisfare il bisogno di nuove regole sulla privacy. D’altronde, tutti i regolamenti nazionali in materia sono stati stilati quando Internet e le sue implicazioni, erano praticamente inesistenti. Oggi, invece, l’uomo contemporaneo vive nell’epoca dell’Internt of Things e dei Big Data: è da questa nuova prospettiva che prende forma il GDPR.
Gli elementi essenziali del GDPR possono essere suddivisi in tre punti essenziali: assicurare ai cittadini maggiori diritti, affidare maggiori obblighi e responsabilità alle organizzazioni, accordare agli addetti alla privacy maggiori responsabilità all’interno dei luoghi di lavoro.

I nuovi diritti dei cittadini

In virtù delle nuove norme imposte dal GDPR i cittadini hanno un maggior controllo sui propri dati personali. Infatti, secondo quanto previsto dal nuovo Regolamento Europeo, ogni utente deve fornire in maniera esplicita il proprio consenso al trattamento dei dati personali, ad ogni genere di azienda o società. Le aziende, pertanto, si ritrovano a dover implementare i propri sistemi per adeguarsi alla norma. Esattamente come per il consenso, anche il suo ritiro, per ogni utente deve essere semplice e intuitivo.

Nella norma, inoltre, sono riconosciuti ai cittadini i diritti all’oblio e alla portabilità dei dati personali. Ciò significa che ogni utente ha diritto di richiedere la cancellazione dei propri dati presso un’azienda oppure al loro trasferimento ad altra impresa.
Nell’eventualità un utente ritenga che i suoi diritti siano violati, può presentare un reclamo all’Autorità designata alla protezione dei dati. I reclami conducono all’apertura di un’indagine ed, eventualmente, al pagamento di una multa.

Più responsabilità ed obblighi per le aziende

Secondo quanto previsto dal GDPR il termine guida per le aziende in materia di trattamento dei dati personali è Responsabilità.

Uno dei primi compiti affidati dal nuovo regolamento alle aziende è quello di implementare i sistemi e i processi per dimostrare di essere conformi alla norma.
Ogni azienda deve evidenziare la tipologia dei dati elaborati oltre ad essere proattiva nella loro gestione. Inoltre, è caldamente raccomandato ad ogni organizzazione, di dotarsi di un Responsabile della Protezione dei Dati.
Se gli obblighi sono molteplici non mancano i vantaggi dedicati alle aziende. Il regolamento ha valenza internazionale: ciò significa che nell’Unione Europea sarà valido un unico testo normativo per la Protezione dei Dati Personali e che ci sarà un’unica Autorità di Vigilanza.

I responsabili per la Protezione dei Dati

Aumenta l’autorità degli addetti alla Privacy e le responsabilità che dovranno assumersi all’interno delle aziende dove operano. Ovviamente, aumentano anche le sanzioni nel caso in cui l’azienda non risulterà conforme.

GDPR e compagnie assicurative: cosa cambia?

Gli elementi essenziali per il trattamento dei dati personali presso compagnie assicurative restano praticamente gli stessi. Infatti, devono esserci le ragioni per essere autorizzati a raccogliere e successivamente elaborare i dati personali di un utente. Nel dettaglio, per le compagnie assicurative, la motivazione del trattamento trova la sua ragione nell’”interesse giustificato dall’azienda stessa”.

Altro elemento di interesse per le compagnie assicurative è che esse sono autorizzate a raccogliere solo i dati necessari al loro scopo. Pertanto le assicurazioni possono richiedere ed elaborare solo i dati necessari, non tutti i dati possibili. L’elaborazione dei dati personali degli assicurati, peraltro, deve essere proporzionale. Per questa ragione si deve realizzare una valutazione limitata delle fonti e non si può raccogliere ed elaborare una vasta gamma di dati.

Ad esempio, secondo il nuovo GDPR le organizzazioni non possono più elaborare dati strutturati e non attingendo dalle fonti pubbliche.

Il principio di sussidiarietà e il GDPR

Il principio di sussidiarietà del nuovo GDPR applicato al settore assicurativo implica che l’obiettivo proprio dell’azienda deve essere raggiunto nella maniera meno intrusiva possibile. Ad esempio, non è lecito filmare un assicurato per provare che è in atto una frode, così come non è consentito accedere a dati privati senza ottenere il consenso.

Nel caso in cui devono essere poi elaborate alcune categorie speciali di dati personali, è necessario che l’azienda soddisfi dei requisiti ancora più stringenti. È questoil caso di dati medici, oppure di dati che riguardano condanne o reali penali.

Il GDPR, per le assicurazioni, introduce obblighi specifici, che prevedono la necessità di possedere:

  • Un registro dei dati elaborati. Si tratta di un registro che conterrà i dati elaborati. Il registro deve elencare a quale scopo vengono elaborati i singoli dati, su che base vengono elaborati, come sono protetti, da dove provengono e se c’è la possibilità che vengano adoperati per altri scopi. Questo registro deve essere posseduto da tutte le aziende e può essere in qualsiasi momento controllato dall’Autorità di Vigilanza.

  • Un Data Protection Impact Assessment. L’assessment, in acronimo DPIA, è obbligatorio per tutte le eleaborazioni dei dati ad alto rischio, In particolare l’obbligo di DPIA è previsto per tutte quelle società che raccolgono dati di profilazione e contemporaneamente posseggono dati speciali su larga scala.

  • Un Responsabile della Protezione dei Dati. Di norma questa figura deve essere già presente all’interno di una compagnia assicurativa. Oggi il suo ruolo è rafforzato. La nomina di un Responsabile per la Protezione dei Dati per le compagnie assicurative, perché esse eseguono valutazioni di rischio individuale su larga scala.

Noi siamo pronti ad accogliere il GDPR e voi? Vi siete assicurati che tutte le aziende proteggano adeguatamente i vostri dati?